mercoledì 7 maggio 2008

Ostaggi in casa nostra nel nuovo fronte-caldo della Campania

Siamo ostaggi di un manipolo di violenti che nel rovesciare rifiuti e chiudere le strade agli altri trova la sua dimensione. Non so se mi fanno più schifo loro che sbraitano contro chi vorrebbe uscire o entrare dalla zona Chiaiano-Marano-Mugnano per tornare a casa o andare a lavorare, o le forze dell’ordine con i loro posti di blocco in zone tranquille a 500 metri dal vero “presidio” che controllano le cinture di sicurezza.

Nessuno che si occupi più di come la libertà, la salute – diritti fondamentali dell’uomo – siamo per noi fortemente in forse, quaggiù.

Stamattina per andare a via Partenope ho dovuto arginare la “zona rossa” e prendere la linea 1 da Scampia. Nessuno è salito a Chiaiano. Per tornare a casa mia stasera ho dovuto fare il giro del mondo. All’altezza dell’incrocio fra la Toscanella e Chiaiano la strada era sbarrata. Poco prima due vigili aiutati da un cartello che indicava “Strada chiusa” dirigevano il traffico di chi stasera azzardava a volersi spostare nonostante il coprifuoco imposto. Alla fine della strada due-tre cassonetti erano rovesciati con il loro contenuto e tre ragazzi tra i 25-30 anni intimavano di non passare. Quello con la felpa gialla, i lineamenti duri e i capelli rasati doveva essere il “capo”, era lui che sbraitava più forte se qualcuno avanzava il desiderio di passare per tornare a casa sua.

Poco distante da questo presidio a due incroci, quello dell’ospedale Monaldi e di Marano verso i Camaldoli, c’erano rispettivamente due volanti dei Carabinieri e una della Polizia.

Tutto intorno lo scempio continuava, i rifiuti erano stati sparpagliati lungo le strade e i marciapiedi. Per strada nessuno. Uno spicchio di luna illuminava questo pessimo quadro senza il Golfo.

Capisco e comprendo che i criteri di notiziabilità subiscono un profondo mutamento davanti al protrarsi di una situazione d’emergenza, ma non condivido. La velina o la pubblicità shock di turno non possono avere più importanza del fatto che qui stiamo vivendo una guerra civile.

La tensione è salita esponenzialmente in queste ore, e non potrà salire per sempre. Prima o poi questa pentola a pressione in cui viviamo e a cui siamo assuefatti esploderà e non travolgerà solo i napoletani.

2 commenti:

AB ha detto...

E allora servono le persone come te, a documentare questo scempio. Come non ci siano più regole, e come sia diventato impossibile vivere a Napoli.
Al ritorno i carabinieri avevan fermato una coppia, giovane, su una pandarella. Che delinquenti, mamma mia.

Unknown ha detto...

Fabio Fabbrini
Giovedì, 08 Maggio 2008
La lettera della signora Sansone

Gentile Signora, la Sua lettera è bellissima. La condivido tutta, dalla prima all'ultima parola. Vorrei averla scritta io. La guerra civile di cui Lei parla, taciuta ad arte per quieto vivere, è quella in corso tra coloro ai quali è stato (forse erroneamente, dobbiamo domandarci a questo punto?) insegnato di vivere nel rispetto del prossimo e di alcuni imprescindibili valori fondamentali di convinvenza civile, e coloro ai quali viene, viceversa, giorno per giorno consentito di fare impunemente tutto ed il contrario di tutto, testimoniando così alle giovani generazioni che la prevaricazione, la violenza e l'abuso pagano.
Ora però, con questa vicenda delle discariche in Campania, per la prima volta si ha la tangibile sensazione che si sia giunti ad punto di non ritorno.
E che l'incolumità fisica delle persone - non quella morale, sulla quale, mi permetto di dire, sono già stati perpetrati danni letali ed ormai irreparabili -, sia veramente in serio pericolo.
Lo diciamo, lo scriviamo, ma la nostra resta pur sempre una tediosa vox clamantis in deserto.
E nel frattempo prende piede quella particolare forma di tirranide che Platone individuava nel caos, mentre le istituzioni, colpevoli ove non anche conniventi, si arrabattano - ma neppure tanto - penosamente tra il non voler fare il non saper fare ed il fare male.
Poveri figli nostri.
Dal Corriere del mezzogiorno
http://forum.corriere.it/corriere_del_mezzogiorno/08-05-2008/la_lettera_della_signora_sansone-1063148.html