lunedì 29 dicembre 2008

Napoli è bella solo in cartolina: turisti avvisati

Vedi Napoli e poi muori, perché di più bello non c’è. Palazzi, chiese, monumenti, musei, paesaggi, mare, sole, pizza e mandolino. Tutto quello che volete, anche i panni stesi ad asciugare, visto che l’iconografia non può farne a meno. E su queste basi la riconosciamo come una città turistica? No.


Ogni volta che vedo un tedesco in pantaloncini alla Chiesa del Gesù mi chiedo come ci è finito, quando uno studente Erasmus sceglie Napoli per questa esperienza penso che gli sia dato di volta il cervello. Conosco la città, ne vedo e ne sento, ne vivo. Mi incazzo e mi emoziono a guardare il Castel dell’Ovo alle sette di mattina che si stampa contro il cielo limpido. E Napoli non è una città turistica, è un bel salotto che non è organizzato a ricevere visite, non ha guanti bianchi per i suoi ospiti, non ha posti a sedere, non ha cura per il centrotavola, ne posate d’argento.


Ieri una signora visitava la città con suo figlio, non aveva trovato un posto dove comprare un panino in centro, non c’erano pizzerie aperte. Così ha visto il cartellone pubblicitario di “Dinosauri dalla Cina” a Città della Scienza: “bello” avrà pensato, “interessante”. Così a Piazza Vittoria con lo stomaco che brontolava a lei e al ragazzo voleva comprare dei biglietti per l’autobus e raggiungere via Coroglio. L’impresa si è rivelata più ardua di quanto la normale prassi suggerisce: l’emettitrice era spenta, l’unica pasticceria aperta non li vendeva e bar e tabaccherie erano chiusi. Quando l’autobus è passato – erano trascorsi venti minuti buoni – la signora e il ragazzino sono saliti sull’R7 e hanno chiesto al conducente come fare. Nessuna risposta. E allora ho chiamato la signora che chiedeva solo come risolvere un problema che forse altrove non avrebbe avuto, e le ho dato i miei biglietti prima di scendere alla mia fermata. Una contravvenzione? Il titolo non è cedibile? E se uno vuol fare le cose secondo regole e non riesce? Spero solo che i dinosauri siano piaciuti a quel ragazzo un po’ disorientato.

Io avrei voluto scrivere di Jan Fabre a Piazza del Plebiscito, delle statue che alcuni pensavano fossero dei mimi, della stupenda Chiesa di San Francesco a Paola, della città resa misteriosa da un manto grigio d’inverno, ma a Napoli c’è sempre un pizzico d’amaro che supera tanto splendore.

venerdì 26 dicembre 2008

Jan Fabre a Piazza del Plebiscito


Da quattordici anni si ripete un rito nella città di Napoli, le vie del centro di addobbano a festa e Piazza del Plebiscito diventa museo di Arte Contemporanea per installazioni discusse e non comprese dalla maggior parte della popolazione. E' stato così per la montagna di sale con i cavalli, per i teschi appiccicati al pavimento e per le altre opere esposte.

C'è da dire che il Comune di Napoli e i suoi/nostri rappresentanti a tutti i livelli non brillano per capacità (comunicative) e quindi le installazioni non sono considerate opere per dare lustro a una delle capitali dell'Arte Contemporanea, ma solo soldi buttati per obbrobbri nel cuore della città.
Quest'anno tocca al belga
Jan Fabre in mostra dal 20 dicembre al 18 gennaio con 5 delle sue più famose sculture in bronzo: L’Homme qui donne du feu (1999), L’Homme qui mèsure les nuages (1998), L’Homme qui pleure et rit (2005), L’Astronaute qui dirige la mer (2006), L’Homme qui écrit sûr l’eau (2006) sono collocate nell’emiciclo della piazza, coinvolgendo uno dei terrazzi di Palazzo Reale ed il colonnato della chiesa di San Francesco di Paola.

Ma chi è Jan Fabre?
Nipote dell’entomologo Jean-Henri Fabre, è nato ad Anversa nel 1958 e debuttò nel 1976 come artista di performance. Nei primi anni Ottanta iniziò a realizzare spettacoli teatrali, balletti e opere, incentrando la propria poetica su temi come la vita, la morte, il caso, il sogno e il corpo umano. Quest’ultimo inteso come centro vitale della realtà fisica e psichica, della vita biologica e del pensiero, soggetti entrambi a una continua metamorfosi.
Una bella raccolta di immagini di Piazza del Plebiscito con le opere dell'artista la trovate su Napoli Blogolandia. Il bello di un'installazione del genere è che le opere d'arte non sono nei musei conservate in teche polverose, ma vicine e nei luoghi cari. E dopo Piazza del Plebiscito vi consiglio il Madre e il Pan, due meravigliosi musei di Arte Contemporanea, nella nostra città. Chissà che non impariamo ad apprezzarla di più.

Per approfondire:
La Fotogallery e Laura Larcan per Repubblica.it

venerdì 19 dicembre 2008

Leggi Il Manifesto? oggi costa 50 euro

Cinquanta euro, tanto costa oggi Il Manifesto, il noto giornale di sinistra dalle storiche copertine, che un anno sì e l'altro pure è a un passo dalla chiusura.
Oggi - 19 dicembre - ha organizzato questa iniziativa a metà fra la colletta e la provocazione: 50 euro per Il Manifesto. Come se la libertà di stampa, o un pezzettino di essa, si potesse comprare con 50 euro. Personalmente non lo comprerò.

giovedì 18 dicembre 2008

Stabile

La fiducia degli italiani nel governo è stabile, cala un pò quella nel Ministro della Pubblica Amministrazione. Ennesima conferma di come l'italiano medio sia attaccato molto al suo piccolo mondo e poco al benessere della collettività. Vai con la Social Card e l'Ici, avanti così.

(la Repubblica)

mercoledì 17 dicembre 2008

Ora si che è Natale

Sempre più ricco nella sua versione natalizia, nano, il free press che ti informa sugli eventi di napoli e dintorni, anche durante le feste.
All'interno ci sono: le vignette di Sbadituf, la rubrica Neapolitan Problem Solving, gli scatti, la striscia, il ricco calendario, l'intervista a Beppe Severgnini, il Gamecon, la nanoinchiesta sullo Slow Food vs Fast Food, il cinema con Come Dio Comanda e Madagascar 2, la musica con Britney Spears ed Eminem, il MyTube, l'Amarcord Natale, l'Oroscopo, i Viaggi con New York, Una strada/Un nome...
Curioso/a? Cerca sul myspace dove trovarlo www.myspace.com/nanoedizioni e su Facebook diventa fan di nano.

lunedì 15 dicembre 2008

Su e giù fra l'Emilia e la Romagna fra passato e futuro

E come li riassumo questi giorni?
Ho dormito in 5 giorni in 3 posti diversi. Credo di essere stata bagnata da centinaia di gocce di pioggia. Ho rivisto i miei amici di sempre, Noemi e Simone, che preparano il terreno ad una nuova famiglia. Vedere il corredo e i mobili mi ha emozionato. Sembra un battito di ciglia che giocavamo con le barbie, poi ci siamo diplomate, siamo andati a Londra... Ho pensato: allora siamo cresciuti, possiamo dirci "grandi"? Difficile dirlo. Ogni vita è così diversa e a sè e segue un percorso suo, tortuoso o meno, ma suo. E allora da una Natale all'altro gli amici comprano casa e cambiano città, pensano ad un bambino, o - semplicemente - cambiano lavoro. Il cambiamento impercettibile di quello che viviamo per chi ci guarda segue brusche frenate o accelerazioni. La prossima volta che sarò a Ravenna forse la casa sarà pronta e la nuova famiglia pure.
Oggi si è anche sposata Sonia, immagino solo come sarà stata emozionata. Sono sicura che tirerà fuori dei bellissimi racconti da questa fase così felice.

E poi sono stata in due città nuove. Prima a Bologna, di cui ho visto per anni sono la piccola porzione di città che offre la stazione. Stavolta l'ho vista e apprezzata meglio. Il suo fermento culturale, le tante librerie, lo Urban centre, il caldo dei negozi e il freddo umido della strada, i portici della città, il grande albero in piazza e le luminarie sui negozi griffati. e il Paladozza, il palazzetto dello sport in cui ho tentato l'ardua impresa delle 100 risposte in un'ora dopo 5 ore al freddo seduta sul giornale per evitare il contatto diretto con lo scalino.

La seconda città è stata Reggio Emilia, inizialmente non prevista nell'itinerario e per questa variazione ho provato anche l'ebrezza di cambiare i biglietti del treno con sommo dispiacere del bigliettaglio pennellato dalla evidente ricrescita. Anche Reggio Emilia mi è piaciuta, e lì ho conosciuto una persona dai capelli biondi e ricci, con gli occhi sinceri. La ringrazio della bella giornata trascorsa insieme e delle tante chiacchiere fatte insieme.

Il viaggio di ritorno è stato lungo, a Roma è salita una signora con tre cagnolini minuscoli, uno di loro si è acciambellato sulle mie gambe e così abbiamo continuato il viaggio. Come faceva a sapere che avevo nostalgia di Casa, del mio Milo?

martedì 9 dicembre 2008

Qui tutto bene

Mi rilasso, il freddo è secco e faccio lunghe passeggiate.
Mi ci voleva proprio.

martedì 2 dicembre 2008

Il delirante seme della discordia

Avere una sala cinematografica vicino casa. Una di quelle con le poltroncine usurate rosse, che diventa anche teatro e ti fa pagare il biglietto tutti i giorni della settimana 4.00 euro. Io ce l'ho, è il Cinema-teatro Siani, il lunedì c'è l'appuntamento con il Cineforum e ieri hanno proiettato: Il seme della discordia di Pappi Corsicato. Volevo vederlo quando è uscito qualche me se fa e l'ho anche postato sul blog ma poi mi è sfuggito come tanti film. Quando Alessandro Gassman ne ha parlato dopo l'intervista (vedi foto su facebook) pensavo fosse un piccolo siparietto di corna, trito e ritrito. Invece no.

Il seme della discordia mi è piaciuto, molto. E' un film con ambientazione anni '60 in cui hanno molto peso i particolari e le colonne sonore. Allo stesso tempo è molto attuale, si parla di fecondazione assistita, di test di fertilità.
E' stato girato a Napoli, ma non una città riconoscibile e già vista, una Napoli che sembra Torino o giù di lì: il Centro Direzionale.
Le figure femminili sono quelle in primo piano, anche se si parla di seme maschile. E poi mi va di sottolineare due interpreti in particolare, Martina Stella che fa la commessa/ballerina stupida e narcisa (chissà perchè) e Alessandro Gassman che fa il marito sterile e precoce della coppia protagonista. Sostanzialmente un marito assente che fa il rappresentante di fertilizzanti (ironia della sorte), ha amanti improbabili (dai reggiseni improbabili più che altro) e poi lascia la moglie adultera (che in realtà adultera non è anche se le circostanze portano a pensare questo).

Insomma a Gassman si preferisce un onesto vigilante (Gabriele interpretato da Michele Venitucci già visto nel CSI italiano RIS) che ha le mani callose ma delicate e stende mutande e calzini ad asciugare, e già questo vale la sola visione del film per capire come mai sia possibile arrivare a pensare questo. E poi per il pubblico maschile Caterina Murino è davvero splendida perennemente su tacchi vertiginosi e con l'eye-liner che la fa sembrare un cerbiatto.

Tre appunti: uno il reggiseno "snep" di Rosalia Porcaro, due una Isabella Ferrari sfacciatamente e falsamente prosperosa, e tre il finale in cui i due bambini con il neo sullo zigomo sinistro si mettono a giocare.