lunedì 23 febbraio 2009

Ex, un film dove gli amori non finiscono

Al contrario della malinconia che ci suscitano queste due lettere accostate "E" "X" il film non è sugli amori finiti. La pellicola di Fausto Brizzi è tutt'altro. E' uscita nel periodo sdolcinato di San Valentino e infatti non è affatto male vista mano nella mano con la persona amata davanti al grande schermo del cine. Provare per credere.

E io che di solito storco il naso davanti alle commedie affollate, di più personaggi, di più persone e storie, mi sono innamorata di questo film.
Provate a pensare il nome di un attore o personaggio dello spettacolo italiano? Ecco c'è il 50% delle probabilità di ritrovarlo in questo film. Ci sono coppie come Nancy Brilli e Vincenzo Salemme, oppure Flavio Insinna e Claudia Gerini. C'è una brevissima partecipazione di Elena Sofia Ricci divorziata con Claudio Bisio, protagonista di una scena surreale sull'evoluzione del rapporto padre-figlia. Alessandro Gassman lo ritroviamo di nuovo in una specie di caricatira di se stesso o dell'uomo bello-e-basta, che si contende la fidanzata (o ex, questione di sottigliezze) con Fabio De Luigi, prototipo di uomo-sfigato. E tutte queste storie sono fra loro incrociate, o meglio stanno una dentro l'altra e in alcuni casi si toccano con delicatezza, si passano la palla in un delicato minuetto.

Il film inizia con le separazioni, i litigi e cresce su questi personaggi attraverso le loro vite e le situazioni in cui si trovano. Ma verso la fine, quando hai riso e pianto a intervalli regolari, tutte le storie trovano il loro sbocco verso il "vissero felici e contenti". Don Lorenzo lascia l'abito ecclesiastico per i baci di Elisa, Marc e Giulia che si ritrovano all'aereoporto di Tokyo... Sorrisi e tenerezze a profusione.

E poi forse mi è piaciuto tanto perchè la storia più romantica riguarda Giulia e Marc, il loro amore nasce sotto la Tour Eiffel, continua davanti al Mouline Rouge e si compone di piccoli pessi di puzzle che non sono che frammenti di carta separati.

mercoledì 18 febbraio 2009

Flavio Insinna in "Senza Swing" a Napoli

Dai pacchi al palcoscenico con la stessa capacità di coinvolgere gli spettatori. Flavio Insinna tolti i panni ecclesiastici ritorna al primo amore: il teatro, e presenta uno spettacolo non inedito "Senza Swing".
Lo spettacolo rivisitato aveva come titolo "La Banda", infatti intorno a una banda ruota la storia e lo stesso palco che Flavio regge per più di due ore senza interruzione. Una decina di personaggi che riesce a vestire senza trasormarsi con la sola forza dell'interpretazione. Due i personaggi principali, il Maresciallo Bellini che ha a cuore la banda e il suo futuro, e un furbetto romano che alla fine avrà il giusto compenso al suo opportunismo. Non svelo altro, la tournè di Flavio Insinna e la banda è lunga, questa settimana sono a Napoli al Teatro Diana. Lo consiglio.

mercoledì 4 febbraio 2009

Ma quand'è che ho fatto le medie?

Sono cambiate tante cose in più di dieci anni ma il murales che facemmo l'anno in cui la scuola fu intitolata a "Giancarlo Siani" è rimasto lì, a testimoniare che è questa la scuola giusta e non mi sono sbagliata a venire fin qui.
Di fronte c'era un orto e adesso un parco residenziale, è rimasta la sala giochi però, per unire l'utile al dilettevole nei pomeriggi dopo la scuola.

Oltre i due cancelli e le scale, lo spazio che si apre varcata la soglia è ampio e chiaro. E ora che ci penso al secondo piano di questa scuola non ci sono mai salita, non c'è stato mai forte richiamo infantile di scoprire il piano alto. Chissà perchè. Le aule dove siamo stati erano sempre quelle affacciate sulla strada, calde in primavera e fredde d'inverno. Una prigione allora, un tenero ricordo adesso.

Il tempo di ruotare lo sguardo dalle targhe ai cartelloni colorati sulle pareti che ho incrociato lo sguardo di un omone con la barba quasi tutta bianca, non mi ha detto "ciao", mi ha detto: "non dire quanti anni sono passati!". Era uno dei professori che mi incuteva più timore, con quella sua barba tutta nera un tempo e la voce grossa ancora adesso. Un abbraccio e un "arrivederci" e con passo lento dal lato opposto arriva una professoressa con gli occhi azzurrissimi, circondata dalle sue alunne, si sta avviando in classe.
Nei suoi occhi c'è un guizzo improvviso e capisco che le ho ricordato qualcosa, non solo qualcosa, quando mi avvicino mi dice il nome, il cognome, com'ero piccola e schiva un tempo. Poi fa su e giù con le mani per indicare che sono cresciuta. "Eh, educata, attenta, bravissima in lettere!" mi dice e si gonfia d'orgoglio quando le racconto cosa faccio (un pò il merito è suo). Mi porta in classe e mi presenta sull'onda dell'euforia, i ragazzi su alzano in piedi, in imbarazzo gli chiedo di stare seduti perchè altrimenti "mi sento vecchia". Vorrei sedermi lì fra loro e ascoltare ancora una lezione della professoressa, Dante, I promessi sposi, Pascoli, anche le cose più noiose. Ascoltare "la prof" e fare disegnini sul libro con la matita, guardare distrattamente alla finestra mentre alla cattedra l'insegnante è distratto dai suoi crackers, e aspettare la campanella. Uh, che tuffo nella mia storia che ho fatto oggi!