giovedì 20 dicembre 2012

Occhio ai master-fuffa-spillasoldi


Visto che la disoccupazione giovanile in alcune aree del paese arriva al 35% una delle fonti di guadagno più fiorenti è diventata la formazione. Master, corsi, corsettini, giornate di approfondimento, caffé con i professori, senti-un-po'-questo-che-dice... La cosa non è negativa in sè perché viviamo in un'era di lifelong learning, perché non si finisce mai di imparare come suggeriscono gli antichi proverbi e perché in un periodo di crisi economica come questo è giusto migliorarsi acquisendo diverse skill.

Ma dall'altra parte, da quella dei "formatori" non è giusto fare perno su questa esigenza, su questa penuria di possibilità, su questa carenza di lavoro. Non è corretto. I master che costano 1.000 euro al giorno, al giorno!! Corsi on line da poche decine di ore che costano 500 e più. E infatti chi li propone lo fa con sconti "solo fino a domani, accorrete", "fate presto, pochi posti!", "da non perdere!". I promotori ne sfornano uno al mese, o più di uno contemporaneamente. Tanto è tutto guadagno.

5 consigli se siete ingolositi da un master, un corso
1 - Leggete bene il programma e se non è sufficientemente chiaro, scartate;
2 - Controllate che sia certificato, da un'università, da un ente serio, patrocinato. Immaginate sul vostro Cv un master patrocinato da Topolino. Vale la pena di spendere quei soldi? Scartate;
3 - Cercate le edizioni precedenti. Magari qualche contatto su Linked-in ha partecipato. Mandate un messaggio per chiedere. Tu l'hai fatto? Hai imparato qualcosa? No? Scartate.
4 - Chi sono gli insegnanti? Gli esperti? Cercate i loro nomi. Credete possano insegnarvi qualcosa?
5 - Quanto costa questo master? Se per una giornata di formazione devo spendere 1.000 euro, in quanto tempo mi ritorneranno? E sono sicuro che mi ritornerà qualcosa grazie a questo?

Se anche solo uno di voi scanserà un master-fuffa-spillasoldi perché incappa in questo post io ne sarò felice. Pensateci, perché già in troppi ci beffano perché in preda all'esigenza o al bisogno e non possiamo fare altrimenti. Almeno su qualcosa ancora possiamo dire no grazie


mercoledì 12 dicembre 2012

Luci a Scampia: aiutiamo le associazioni

Ci siete mai stati? Io ci sono sempre solo passata. Non posso dire di conoscerla anche se forse al mondo non c'è quartiere che risulti irrimediabilmente più noto suo malgrado, forse solo il Bronx. 
Scampia fa da cerniera fra la grande provincia di Napoli che arriva fino a Caserta e Napoli, la città. Lì passa anche l'Asse mediano, collegamento fondamentale fra aree della regione Campania. Strade veloci senza caselli che si prestano a buttare dalla macchina i sacchetti della spazzatura, se non si vuol fare la differenziata oppure rifiuti ingombranti o tossici. Perché limitarsi.

A Scampia arriva il metrò dell'arte, la linea 1 della metropolitana così vicina e lontana dalla stazione Toledo, consacrata come la più bella d'Europa. Ci passo quando arrivo e quando vado via per andare alla stazione o all'aeroporto. Quando arrivo di solito è sera, si notano le luci accese nelle case. La mattina quando vado via è l'alba. Il Vesuvio si stampa sull'orizzonte e si notano le tante, tantissime verande che gli abitanti di quei palazzi hanno costruito per aumentare un po' la superficie della casa. Mi immagino le donne che friggere il pesce lì a Natale prima di sedersi a tavola con la settima discendenza.

Sono affascinata dalla struttura delle Vele di Scampia. Vorrei capirci di più. Finite nel '75, qualcuno dice che l'architetto Franz Di Salvo le realizzò avendo come modello le unité d'habitation dell'architetto Le Corbusier a Marsiglia (nella foto). Doveva essere un modello positivo, così non è stato. Molto probabilmente perché mancano in luoghi d'aggregazione e servizi per gli abitanti, poi perché dopo il terremoto degli anni '80 alcune abitazioni furono occupate abusivamente. Ho letto anche che il progetto iniziale prevedeva che i due elementi delle Vele fossero più distanziati così da far arrivare la luce all'interno. Invece per limitare le spese si è preferito condannare la struttura a ospitare il buio. Non so quanto ci sia di vero. Fatto sta che questo mix di elementi, o altri,  ha permesso che lo Stato cedesse il passo alle piazze di spaccio e alle faide.


La settimana scorsa un pregiudicato ha cercato riparo dai sicari in una scuola materna ed è stato finito sull'ingresso mentre i bambini poco lontani cantavano per la recita.Un evento orribile perché lambisce i bambini, la parte più debole della società e allo stesso tempo il seme del futuro. Come risposta le scuole del quartiere si sono accese come luci di Natale. Ho letto tante cose, visto diverse interviste a riguardo. Ed è un po' che si parla di spostare gli uffici del comune di Napoli lì, a Scampia per dire che lo Stato c'è.

Solo qualche settimana fa è andata in onda su Rai Educational "Piovono fiori fra Napoli e Scampia" un reportage sulle piccole attività che cercano di ribaltare il degrado del quartiere, di coltivare la speranza. Ci sono tante associazioni che cercano di organizzare la speranza e dare un'alternativa alla Scampia più tristemente nota. Invece di spostare gli uffici, diamo un contributo alle associazioni e ai volontari che si impegnano ogni giorno. In altri paesi europei gli insegnanti migliori vengono mandati nelle scuole più "difficili". Sovvenzioniamo lo sportello anticamorra, il centro Hurtado, il marchio fatto@scampia, le associazioni come Mammut. Caro Sindaco De Magistris, se si spengono queste di luci, è davvero finita.

mercoledì 21 novembre 2012

Una volta le musicassette

Riordinavo le mie cose e riordinando le buttavo via. Sono incappata in vecchi biglietti del cinema di fine anni '90 che conservavo ancora (sì tutti più o meno). Ho detto a mio fratello - più piccolo di me di 4 anni - guarda com'erano i biglietti del cinema una volta. Come se parlassi della scorsa era glaciale. Sono biglietti piccoli di carta leggera e colorati ogni volta in maniera diversa. Non c'erano neanche i titoli del film sopra, tanto che io addirittura li scrivevo dietro a mano con la data. In uno spasmodico tentativo di fermare la memoria in qualche modo. Ne ho conservati alcuni dei film che oggi mi sembrano più belli e meno ridicoli.
Una volta c'erano anche, anzi solo, le musicassette. E quando il vinile era ormai impolverato e non sapevamo cosa fosse il riflesso di un cd mettevamo queste cassette scure nel mangianastri. La musica la vedevi, dipendeva dal nastro avvolto attorno all'una o all'altra bobina. E la tua canzone preferita era sempre dall'altro lato. Il tempo nel quale potevi ascoltare la musica era al massimo 45 minuti, poi dovevi girare la cassetta sul lato opposto. Adesso con la carica degli mp3 potresti anche non spegnerlo mai e ascoltare per giorni i brani contenuti nella minuscola memoria.
Le compilation te le creavi registrando con mano lesta le tue canzoni dalla radio sperando che lo speaker non ci parlasse sopra quando finivano. Forse così ho imparato a riconoscere i brani dalle primissime note. Lasciavi uno spazietto con un "rec" schiacciato nel silenzio della stanza, un leggerissimo fruscio fra una canzone e l'altra. E via con il prossimo brano scelto da te.
Se fossero ancora fruibili questi meravigliosi oggetti metterei insieme queste canzoni oggi. E sarebbe una compilation bellissima che ascolterei decine di volte fino a rovinare la cassetta.

Lorenzo Jovanotti - Tensione evolutiva


Negramaro - Ti è mai successo?

 
Muse - Madness


Cesare Cremonini - Una come te

martedì 23 ottobre 2012

Ecco cosa dovrebbero fare i napoletani

Non ho seguito tutta la polemica legata al servizio del TGR Piemonte e al "servizio giornalistico" a cura di Giampiero Amandola. Me ne sono disinteressata sin dall'inizio ritenendo di non doverci sprecare neanche il tempo del video che ho visto replicato decine di volte di bacheca in bacheca.

La notizia di oggi è che il "giornalista" è stato sospeso. Su questo volevo fare una riflessione più ampia.

Credo che questo genere di episodi servano solo a creare divisioni che non esistono ed esacerbare gli animi di presunte fazioni. Uno contro l'altro, napoletani contro resto del mondo (?).

Napoletani e non, dobbiamo fare una bella cosa. Ragionare attraverso stereotipi è facile, hai uno schema, non ti devi sforzare di vedere bene cosa c'è dietro. Quello che le persone poco intelligenti (o pigre?) fanno è questo. E dobbiamo sforzarci di fare diversamente, le equazioni fra presunti gruppi e aggettivi sono troppo semplici. Sfuggiamo a questi meccanismi, perché abbiamo il culto dell'inclusione e il sorriso sempre pronto.

Mi diverto a smontare e rimontare come voglio gli stereotipi che le persone che incontro credono di leggere in me. A volte alla prima occhiata pensano di aver capito tutto: sei una donna o un uomo, giovane o adulto, laureata, con i capelli lunghi o le scarpe da ginnastica. E questo basta ad alcuni. Comprendiamo una volta e per tutte che ogni persona ha le sue specificità, che la cultura e le persone che frequentiamo, la nostra famiglia o la scuola, ci influenzano certamente. Quindi possiamo trovare delle caratteristiche più ricorrenti ma queste non sono la norma. Coltiviamo la curiosità nei confronti degli altri. Sforziamoci di non generalizzare. E saremo tutti un po' meno ottusi e più ricchi.


sabato 13 ottobre 2012

Il Reality di Garrone e il culto dell'apparire


Il film di Matteo Garrone "Reality" poteva essere girato ovunque ma Napoli ha fornito al regista tanti personaggi in cerca di autore, una lingua musicale come una colonna sonora, una cornice oleografata. Tutto è molto grottesco ed esagerato, una caricatura del pacchiano estremo. Ma solo qui Garrone ha potuto tratteggiare delle figure forti e unite, le donne (mamma, zie, moglie, nipote).

Il protagonista è Luciano, un uomo con il sogno di vivere l'esperienza della casa del Grande Fratello. Un po' fuori tempo lui e anche il tema, si potrebbe pensare. Proprio adesso che il Grande Fratello dopo i risultati in picchiata degli ultimi anni si è preso un anno di pausa? Il film però vuol porre l'accento su un aspetto che è insieme causa ed effetto "GF": la cultura dell'apparire a tutti i costi. Famosi per essere famosi, senza saper fare niente, senza poter dimostrare nulla se non uno stereotipo replicato mille volte sempre uguale nel suo volersi dimostrare diverso. Tutti longilinei, tutti tatuati, tutti abbronzati, tutti con un vocabolario scarno e poco da mostrare oltre la crosta.

Tutti i personaggi in cerca d'autore vengono ripresi talmente da vicino che se ne individuano i pensieri durante i lunghi silenzi. Esattamente come succede nel mondo mediatico l'attenzione schiaccia i protagonisti. Luciano riesce a fare un paio di provini per entrare nella casa dalla porta rossa di Cinecittà e si convince che lo stiano osservando. Si è convinto che lo controllino per vedere quanto è autentico in attesa di convocarlo. Lui aspira ad entrare al Grande Fratello ma nella sua testa c'è già, e da questo piccolo seme piantato nella sua testa inizia la pazzia. Perde di vista la moglie, i figli, la grande famiglia che cerca di salvarlo stringendo ancora di più le sue maglie. E quando entra di soppiatto nelle stanze e poi in giardino, dove gli altri ammiccano agli specchi per conquistare voti agli occhi dei telespettatori, nessuno si accorge di lui.


giovedì 6 settembre 2012

Una settimana senza che mi ha dato molto di più

Senza internet. Senza Facebook e Twitter. Senza giornali o tv. Solo un po' di radio. Senza accendere un computer, mettere una password, lanciare un programma. A Circa 3000 chilometri da casa. A un certo punto mi si è anche spento il cellulare. Niente chiamate o messaggi. Non ricordavo neanche più come funzionasse questo oggetto un po' vintage e difficilmente rintracciabile: la cabina telefonica.

Il primo giorno è stato fastidioso, un qualcosa che non sapevo spiegare, sia fisico che psicologico. Una improvvisa interruzione della routine e delle abitudini. Pian piano però ho notato che iniziavo a ricordare di più, a fare pensieri più elaborati, a venirmi in mente trame per racconti o ricordi più vividi. Mi è venuta voglia di oziare e di annoiarmi, perchè in quella condizione inedita il nostro cervello si defremmenta e fa spazio. Mi sono resa conto di quanto tempo inutile investiamo a farci i fatti degli altri, guardare che fanno e come lo fanno da dietro a uno schermo, quanto poco invece investiamo sul serio nel vedere gli amici o raccontarci sul serio a qualcun altro.

Sono tornata e avevo 300 e-mail, la maggior parte delle quali inutili. Una decina di queste, importanti, hanno retto benissimo a questa mia assenza. Dovremmo fare le cose senza ansie. Spegnere i mondi virtuali e far vivere quelli reali. Prenderci tempo e dedicarci a quello che conta davvero.

E quindi dopo le 8 ore di lavoro, spento il pc non lo riaccendo più. Non si inseriscono password il sabato o la domenica. Più tempo all'aria aperta e a farsi venire le idee, incuriosirsi, cimentarsi in esperienze diverse.
Il mondo può aspettare. 

martedì 4 settembre 2012

10 cose che non dimenticherò del Portogallo

1. Le rocce a picco sull'Oceano Atlantico di Sagres e Capo San Vincenzo. La sensazione di immenso e l'orizzonte infinito.
2. Un bicchiere di Porto a chiudere una settimana di spostamenti e sorprese. Ginjinha a più riprese [Aggiunta del 5 settembre, grazie Ale].
3. Gli azulejos e le decorazioni della maiolica in blu cobalto, così contaminate sia da Oriente che da Occidente.
4. Il monumento ai conquistadores. Una imponente spada piantata nell'azzurro sullo sfondo di un ponte rosso modello Brooklyn e il Cristo Rei copia di quello brasiliano.
 5. Il bagno nell'Oceano, nel momento in cui prendi coraggio per tuffarti, ne stai già trovando altre per uscire dall'acqua.
6. Pasteis de nada e cataplana. La prima una simil sfogliatella buonissima con la crema e la sfoglia (da mangiare però nei pressi della Torre di Belém), la seconda un recipiente tipico portoghese dove cuocere pesce e molluschi.
7. La difficoltà di spedire delle cartoline. Invano abbiamo cercato cassette dove imbucarle fino all'aeroporto.
8. L'allarme antincendio dell'Hotel che suona alle 2 di notte, perché qualcuno ha avuto l'idea di farsi un toast in camera.
9. Essere accolti ad Albufeira da gente che balla sui tavoli, luci al neon e musica a tutto volume.
10. Ritardo cronico dei mezzi pubblici portoghesi e 12 ore di viaggio per rientrare.


Una cosa divertente che non farò mai più. 
Qui l'album con le foto.

giovedì 23 agosto 2012

Il Cimitero delle Fontanelle

Si tratta di un ossario che si trova fra Materdei e la Sanità, al di fuori delle mura della Napoli greco-romana. In passato c'erano numerosi zampilli d'acqua in questa zona (per questo "delle fontanelle").
Qui sono conservati quattro secoli di resti di chi non poteva permettersi una degna sepoltura, soprattutto vittime di epidemie (1656 peste e 1836 colera). La cava di tufo è stata utilizzata a questo scopo dall'anno della peste al 1969. Anno in cui il vescovo preoccupato del feticismo cresciuto intorno alle "anime pezzentelle" decise di dare un taglio netto. Culto che però non si è arrestato, diverse testimonianze e tracce ci raccontano di un silenzioso pellegrinaggio fatto per adottare una o più "capuzzelle", adagiarle su cuscini morbidi o conservarle in teche con l'incisione "Per Grazia Ricevuta". Con l'amministrazione Bassolino alla fine degli anni '90, grazie alla spinta del quartiere circostante, il Cimitero delle Fontanelle è stato messo in sicurezza e restituito alla città.
Se avete in programma di andare a Napoli non privatevi di questa esperienza, fra aneddoti e storia, sacro e profano che si mescolano costantemente. L'associazione Mani e Vulcani organizza delle visite guidate all'ossario con guide bravissime. Ci sono stata negli scorsi giorni e ho fatto un po' di foto. Queste.

E oggi 24 agosto c'è anche un'offerta su LetsBonus, 4 euro per una visita narrata organizzata da una ONLUS. Le date sono: Sabato 8 settembre e Domenica 16 settembre. 

martedì 21 agosto 2012

#iononabbandono la campagna di Econote.it

Contro l'abbandono dei cani e dei gatti, una delle piaghe dell'estate, abbiamo promosso #iononabbandono, invitando i lettori a postare foto degli amici a 4 zampe. Dove? Su Econote.it
Sono fioccate foto di amici speciali simpaticissimi. Ecco l'album dedicato.

martedì 14 agosto 2012

Elogio dei piatti poveri: pasta con molliche

Amo cucinare, soprattutto primi e dolci. Raramente per me è un sacrificio mettermi ai fornelli, e diverse volte sono riuscita ad accaparrarmi il pasto per la truppa come compito nelle vacanze. 
In particolar modo mi piacciono i piatti poveri della tradizione. Quelli che si fanno con quel che ti rimane nel frigo o nella dispensa, con piatti rivisitati del giorno prima, con materie prime povere. Ieri ho provato la pasta con le molliche di pane. L'avevo vista in una trasmissione tv, una delle tante della fase "cucina" della televisione generalista e non. Si tratta di una ricetta meridionale (calabrese o siciliana, ho trovato informazioni contrastanti) molto semplice che potete realizzare nel solo spazio della cottura della pasta. Un fondo d'olio nella padella  - dove girerete la pasta poi - uno spicchio d'aglio, peperoncino e alici salate (3 o 4) che si sciolgono. Una manciata sostanziosa di molliche di pane piuttosto piccole da buttare nell'olio caldo. Il pane diventerà croccante e saporito. Prima di scolare la pasta al dente aggiungete prezzemolo, tanto. Io ci ho messo anche un po' di olive nere, le metterei ovunque. Una girata della pasta - nel mio caso spaghetti - nel mix di olio-mollica-acciughe e il gioco è fatto. Provare per credere, questa è la foto del risultato finale.

martedì 3 luglio 2012

Italo, finalmente puoi scegliere

Il treno fa parte della mia vita, cercando solo in questo blog ho trovato diversi post che mi hanno riportato a tante vite e situazioni. Ieri per tornare a Milano ho preso il nuovo Italo. Partito lo scorso aprile e tanto atteso, la nuova ferrovia si affianca alle Ferrovie dello Stato, Trenitalia. Con cui noi tutti ci siamo sempre trovati molto bene. Treni in orario, tariffe convenienti e via dicendo.

Nonostante io non abbia mai avuto problemi di alcun tipo Trenitalia [nota: sono fortemente ironica] penso che la concorrenza soprattutto all'inizio, faccia bene. Infatti con Italo è possibile viaggiare trovando tariffe "convenienti" anche un paio di settimane prima della partenza, con Trenitalia si sale invece molto velocemente, superando i 55 euro della economy di NTV. All'iscrizone al sito http://www.italotreno.it/IT/Pagine/default.aspx e al programma "Italo più" (la versione della Cartafreccia di Trenitalia) mi sono stati regalati 500 crediti, e ancora alla prenotazione mi è stata regalata la carrozza cinema. Piccoli plus che fanno sempre piacere, specialmente di fronte a un competitor molto spesso arrogante perchè forte del suo monopolio.

Italo è un treno di classe, scintillante e con i toni scuri ma classici. Le poltrone - ero in carrozza cinema ma credo valga per tutte - sono in pelle. La seduta comoda e gli spazi sufficienti. Alla carrozza 7 (centrale) c'è un  distributore di bevande e snack. Non ho visto il bagno. Le novità sono il "train manager", il capotreno insomma che saluta e avvisa ad ogni stazione. Il tocco di Luca Cordero di Montezemolo si nota.

Il treno è arrivato in orario, l'aria condizionata non era esageratamente forte o debole, sono state distribuite deliziose cuffiette con il logo per vedere i film sugli schermi posizionati nella carrozza cinema, solo che ho visto infiniti backstage di Salemme prima e Salvatores poi e nient'altro. Un'altra piccola pecca è che alcuni Freccia Rossa sulla stessa tratta impiegano 20 minuti in meno.


giovedì 14 giugno 2012

Spontini: per me è no

Breve, brevissima parentesi da Spontini. Sì quello spesso nominato da queste parti, di moda, in voga. Non lo so. Alla fine fa una pizza alta con un copioso strato di fiordilatte, tagliata a tranci. E già i primi due elementi come napoletana mi fanno poco sperare. Ma dobbiamo provare, magari dietro l'angolo c'è la sorpresa. Non si può rimanere solo con quello che già si conosce. Allora entriamo e la scena è quella del peggior "Peppe o' zuzzus" delle mie parti (ma di solito è garanzia di pizza buona). Tre pizzaioli sfornano le pizze, un altro le taglia e con il fiordilatte che tocca dal bordo del piatto il marmo ne porta una fetta in un piatto bianco qualsiasi ai tavoli. All'ingresso ti accoglie una freccia verde con scritto "entrata", simpatici non c'è che dire. E solo quella ti accoglie perchè non ti dicono neanche "buonasera" ognuno è affancendato in questa nevrosi che li fa restare immobili. Poi l'uomo con i baffi fra un "prego" a chi deve saldare il conto e l'altro, fa "prego" sempre senza guardare a noi. Allora si fa un passo in avanti. Poi ancora, e fai un altro passo in avanti. Passano diversi camerieri (?) a tutti si fa un cenno per capire se c'è posto, se possiamo andare ancora avanti, dove le sedie da scuola elementari sorreggono tutti, grandi e piccini. Tutto è talmente insulso da non sembrare vero.
All'ennesimo cenno senza risposta siamo usciti seguendo la freccia "uscita" e sono andata a mangiare questo tegamino di gnocchi con la mozzarella da Frijenno magnanno. Ah.


mercoledì 13 giugno 2012

Cascina Cuccagna, per come l'ho vista io

Qualche domenica fa sono stata a Cascina Cuccagna. Ero curiosa anche perchè come saprete sono molto interessata a tutte le iniziative e i temi che riguardano la sostenibilità. La Cascina si trova alla fermata della metropolitana gialla di "Porta Romana", un po' di strada a piedi e ce la si ritrova davanti. Varcata la soglia si apre uno spazio piuttosto ampio che si gira calpestando i ciottoli. Sulla destra c'è un negozio, uno store, uno shop, come lo volete chiamare? Ah, anche una"bottega". All'interno prodotti con un bel packaging essenziale: conserve, frutta, verdura, pasta. Prezzi esorbitanti e provenienze solo in alcuni casi a km 0 (o a filiera corta).
Passando oltre, sono ritornata nel grosso cortile. Famiglie con bimbi piccoli e meno piccoli giocavano, al ristorante malgrado fossero le 15 passate c'erano tanti avventori, in giro tanti volantini su iniziative in corso, un po' di staccionate in legno e 4, dico 4 insalate piantate in un rettangolo dello spazio a disposizione. Un po' poco.

Sì bello lo spazio, il recupero della struttura, evviva non faranno un altro centro commerciale, però mi sembra una cosa radical chic milanese, che entusiasma un determinato tipo di target, con una bella confezione ma poca sostanza.

lunedì 4 giugno 2012

18 anni senza Massimo Troisi

Massimo Troisi non è mai morto. Rivedo lui, la sua simpatica amarezza, nei gesti (è il caso di dire proprio "gesti") e nelle parole di tutti i napoletani. I suoi film sono ancora tremendamente attuali e non è rado che spezzoni di interviste e riflessioni riprese dalla tv di un tempo vengano riproposte oggi, per dare una prospettiva, una chiave di lettura a quel che accade nel 2012.
Aveva poco più di 40 anni quando se ne è andato a causa di una malformazione cardiaca, il suo "testamento" è stato il film "Il postino" finito proprio poche ore prima che il suo cuore stanco lo abbandonasse. Non si può non rivedere quel fim e riconoscere nel suo viso scavato la sofferenza, e chiedersi: "perché non l'avete salvato? perché non avete fatto qualcosa?".
Massimo, lo chiamo così come un amico, appartiene a quella Napoli di cui sono fiera e orgogliosa. Quella Napoli malinconica che sa sempre trovare un modo di sorridere. Che è consapevole dei suoi guai ma non si prende troppo sul serio. Quella è la città di cui rivendico l'appartenenza tutti i giorni, una ricchezza immensa.



[Aggiornamento del 6 giugno 2012]

Ieri sera (5 giugno) è andato in onda uno speciale su Massimo Troisi dall'Auditorium Rai di Napoli (lo stesso di Lezioni di storia insomma). Per ricordarlo, per celebrarlo. A presentarlo l'amico di Massimo, Enzo Decaro che con lui e Lello Arena formava il terzetto de La smorfia. Sono intervenuti in molti: Massimo Ranieri, Alessandro Siani, Serena Autieri, Renato Scarpa, James Senese, Mariagrazia Cucinotta. Alcuni lo hanno fatto con un video, molti con una canzone, qualcuno con un testo di Massimo Troisi o un pensiero scritto per ricordarlo. Ho aspettato questa serata perchè ritengo giusto che di Troisi venga ravvivato il ricordo. Vorrei vedere più spesso i suoi film in onda, nei palinsesti della tv generalista e non.


[Aggiornamento del 7 giugno]

Eccolo puntuale Aldo Grasso sulla "serata Troisi". Lo aspettavo e già mentre guardavo la tv avevo una mezza idea di quello che ne avrebbe scritto. Nell'articolo la definisce "un'occasione persa" e sono d'accordo con lui sul fatto che per omaggiare Troisi (e qualsiasi altro artista) sarebbe meglio vedere le sue opere per intero o in ampi spezzoni. Lui lo ha definito uno spettacolo triste. Ha un po' ragione e un po' no, a parer mio. Non sono entusiasta del tributo - tardivo peraltro - a Massimo, ma è stato un modo per ricordarlo. E mi piace vederlo così seppur nei suoi eccessi. Mi piace anche pensare che in tanti avessimo nostalgia di Troisi, tanto da far registrare allo "spettacolo triste" il 14% di share. 

lunedì 28 maggio 2012

Toccare le nuvole, Philippe Petit

Qualche anno fa ho letto questo libro: "Toccare le nuvole". In copertina un uomo vestito di nero che poggia un piede su un cavo posto ad un'altezza considerevole - perché lo sfondo è sgranato e piccolo - e sulla destra si scorge una torre, un grattacielo. Quell'uomo è Philippe Petit, un funambolo francese che nel 1974 attraversò i 60 metri fra le Twin Towers (le Torri Gemelle di New York) su un cavo teso fra i due grattacieli. Un pazzo.


Il libro e il film Man on wire (2008) - trasmesso ieri da Rai5 - raccontano di questa impresa incredibile, di completa dedizione e concentrazione rispetto a un sogno, quello di Petit, nato ancor prima che le Torri fossero erette. Prima di questa impresa delle Twin Towers il funambolo aveva attraversato i campanili di Notre Dame nella sua Parigi (1971) e poi e cime dei piloni nord dell'Harbour Bridge di Sydney due anni dopo (1973).


La parte migliore del libro e del documentario e quando Philippe, arrestato dopo l'impresa, rimane perplesso rispetto all'unica domanda che gli viene fatta: "Perché?". Una domanda tipicamente americana, spiega lui: "Ho fatto una cosa sognante, un'esperienza unica e mi chiedete una cosa pratica: perché?"



mercoledì 23 maggio 2012

Tre uomini della scorta: Vito, Rocco, Antonio


Oggi ricordiamo la strage di Capaci, a Palermo, dove vent'anni fa per mano della mafia morivano il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e - come si sente sempre dire - i tre "uomini della scorta".
Vorrei in questo anniversario così importante dargli un nome.  
Vito Schifani aveva 27 anni quando è morto nel '92. Nella foto della Wikipedia ha un bel sorriso allegro, era nato a Palermo ed era lui a guidare una delle tre auto saltate in aria quel giorno. Gli hanno dedicato uno stadio e una medaglia d'oro al valore civile, c'è anche una pagina su Fb e la foto è sempre quella scolorita nella quale sorride. Rocco Dicillo di anni ne aveva 30 ed era sul sedile posteriore della Croma guidata da Vito. Era di Triggiano, in provincia di Bari. Nel paesino adesso ci sono una piazza e una via intitolate a lui. Nella foto della pagina Fb che lo ricorda è in divisa e si vedono bene gli occhi azzurrissimi. Anche a lui è stata conferita una medaglia d'oro al valore civile. Antonio Montinaro era il capo della scorta di Giovanni Falcone. Anche lui trent'anni, anche lui del sud: Calimera in provincia di Lecce. Voleva scrivere un libro per raccontare l'esperienza come scorta a Falcone.
Ora che hanno un nome anche i "tre uomini della scorta" posso ritornare indietro con la memoria e ricordarmi dov'ero quel giorno. Avevo 8 anni ed ero alla Reggia di Caserta, c'era un gran caldo e stavamo aspettando dietro alle transenne che passasse l'auto con il Papa, Giovanni Paolo II. C'era aria di festa e da un momento all'altro aria mesta e pesante. Era arrivata la notizia. Rimanemmo dietro alle transenne con il cuore più pesante.


lunedì 21 maggio 2012

Coscienza civile

"Ascoltami Franci, papà ti racconta una cosa. Questa canzone che senti è molto importante, la cantavano le persone buone quando in Italia c'erano i cattivi. Grazie a queste persone buone i cattivi sono andati via, ed è per questo che noi li ricordiamo e li ringraziamo ancora".
La folla radunata davanti ai Giardini pubblici intitolati a Indro Montanelli cantava "Bella ciao" commossa dopo i fatti di Brindisi. Qualsiasi matrice abbiano, qualsiasi sia l'assurdo perché. E la sensazione di coscienza civile in questi casi aiuta tutti a far bene e a fare meglio anche se sembra ci sia poco di cui esser contenti.

venerdì 18 maggio 2012

Web radio mon amour

Ho scoperto questa web radio di RMC dedicata a Pino Daniele e grazie a questa ho superato l'ultima settimana lavorativa. Certo alcuni brani hanno una rotazione troppo alta (Dubbi non ho, Napul è) ma alcune chicche da Bella 'mbriana compensano. Questa è la forza delle web radio, poter andare così in profondità e accontentare tutti. Mi rimane il desiderio di assistere a un concerto di Pino Daniele, Tullio De Piscopo, James Senese e company, ma mi sa che sono nata un po' troppo tardi per questo.
Ah la web radio, eccola.

giovedì 3 maggio 2012

Multe e tvench


In pratica sono appena tornata da una settimana a casa MIA. E quindi la voglia di stare qui fra questi scaffali color "aglio" - come dice un mio caro amico - a prendere la medesima colorazione, è ai minimi storici. Di conseguenza stamattina ero in ritardissimo e mi sono tuffata sul primo autobus per arrivare in fretta e furia alla metropolitana e quindi a travailler. Su questo autobus sono saliti uno stuolo di controllori, almeno 5 o 6.
Nessun problema per me perché ho un fantastico abbonamento annuale, dato che le linee pubbliche sono le uniche che io possa utilizzare in questa città - Milano - che al contrario di quanto leggo talvolta ha treni e vetture a frequenza regolare e vivibile. Non era nella stessa situazione un ragazzone seduto nel posto immediatamente dietro l'autista. Se ne stava bel bello con il suo tvench firmato a smanettare con i-Phone quando gli hanno chiesto il biglietto. Lui ha dapprima ingaggiato una discussione sulla possibilità di raccontare il perché e il per come avesse sì due biglietti ma non obliterati, poi visto che la storia non era per niente convincente, il controllore gli ha chiesto un documento ed ha aggiunto che nel caso in cui volesse contestare la multa doveva andare in via Tal dei Tali. Presi i dati e fatta la multa, il ragazzone con il tvench ha iniziato con una risatina indisponente a dire al controllore: "bene, bella multa ha fatto stamattina". E continuato con "Lei solo questo puvuò fare". Il controllore era effettivamente una "lei", una donna. E in questa risata di scherno ci ho visto anche questo elemento. L'unica soluzione sta nelle madri. A voi il compito di crescere uomini educati e corretti, che non si fanno prendere la mano se a fargli la multa è un controllore donna. 


venerdì 20 aprile 2012

Questa settimana su Econote.it


Grazie a Silvia, Eleonora e Mariagrazia questa settimana su Econote.it ho avuto modo di scoprire lo Yarn Bombing: Sovvertire il degrado urbano a colpi di uncinetto. Con cui dal Texas a Cagliari alcune volenterose capaci con filo e uncinetto "aggraziano" diremo a casa mia, panchine, lampioni, pilastri, etc (nella foto).
Ma ho anche potuto leggere una prospettiva "pro" sui pannolini lavabili, ecologici, economici, salutari e facili da usare per finire con la bella lettura dell'articolo di Mariagrazia, che con semplicità spiega come le nostre case siano piccoli ecosistemi che dobbiamo rendere a ciclo chiuso. Ciò significa che tutto quello che fa da "scarto" a un ciclo diventa "materia prima" per un altro. Essenzialmente come fa la natura da sempre.
Grazie a queste tre novità nella redazione di Econote.it per queste riflessioni e queste notizie.

giovedì 5 aprile 2012

Il partito personale senza leader: Bossi di dimette





Battuta in questi minuti una delle notizie più sorprendenti delle ultime settimane.

Umberto Bossi, fondatore e leader storico della Lega, lascia, si dimette. Travolto dagli scandali su cui indagano congiuntamente ben tre procure che hanno interessato per primo il tesoriere Belsito.
Se Roma è ladrona - fulcro intorno a cui negli anni la Lega Nord ha costruito il suo consenso presso un Nord caprone, poco scolarizzato e avvezzo a coltivare solamente i propri piccoli interessi - la Lega non ha dimostrato di essere diversa.
Cosa succederà adesso a un partito fondato sul leader seppur solo rappresentativo dopo l'ictus che lo ha colpito? Se la base compatta in quell'occasione ha retto, cosa accadrà adesso al "partito personale"?

martedì 27 marzo 2012

3 giorni a Napoli (magari per Pasqua o un ponte) #1


Ipotizziamo che vogliate passare tre giorni a Napoli, in occasione della prossima Pasqua 2012 o dei successivi ponti del 25 aprile o 1° maggio. Le previsioni su Pasqua non sono belle, anzi dovrebbe copiosamente piovere, ma confidate perchè a Napoli il sole non si arrende mai e qualche raggio riesce sempre a spuntare fra le nuvole più fitte.

Che arriviate con il treno o con l'aereo vi ritroverete direttamente in città. Meraviglioso è atterrare a Capodichino in mezzo alle case. Potrete scorgere addirittura da lì Spaccanapoli, la Chiesa di Santa Chiara (con il tetto verde), lo stadio San Paolo e Piazza del Plebiscito. Probabilmente però riuscirete a riconoscerle solo al ritorno, quindi atterrando godetevi la vista del mare se il vostro posto è sul lato giusto. Se arrivate in treno vi ritroverete nel cuore plusante e multietnico della città. Ci sono decine di Frecciarossa che entrano di testa e scarrozzano decine di emigranti e turisti.

Consiglio n.1 su Napoli: NON prendere l'hotel alla Stazione Garibaldi. Scegliere altre soluzioni per il pernottamento, per esempio la zona del Vomero ben collegata al centro con metro e funicolari. E optate tranquillamente per un B&B al massimo, non occorre la mezza pensione o la pensione completa a Napoli. Ci sono tutti i tipi di ristoranti (etnici, regionali, alla buona, trattorie, lussuosi), pizzerie (una, due, tre, quattro stelle e pizzerie "a taglio"). Bar dove fare colazione o soste ce ne sono a' mmurì (veramente tanti) e anche fast food. Potete mangiare anche con un euro e 50 centesimi una gustosissima pizza "a portafoglio" ovvero ripiegata su se stessa e vi passa la paura pranzo o cena che sia.
Accantoniamo l'argomento culinario che sarà ripreso più e più volte e torniamo al vostro arrivo a Napoli.

Due parole ancora sulla Stazione Centrale: è un brulicare di persone e sia sulla stazione che sulla immensa Piazza Garibaldi (potete scorgere una statua dedicata nel mezzo) c'è un vero melting pot. La sede della CGIL è accanto a un kebabbaro che ha imparato il napoletano, qui e lì c'è merce di tutti i tipi. Si fa ancora qualche "pacco" altrimenti detto truffa, ma se partite dal presupposto che non siete più furbi di chi ne ha viste di cotte e di crude in quei vicoli e tirate semplicemente dritto, non vi succederà niente. Ed ecco il consiglio numero 2.

Giorno numero 1 a Napoli. Visto che consigliavo di dormire al Vomero e dintorni ipotizzo un itinerario da lì. Vi accorgerete che Napoli non è una città che si sveglia presto, a tutte le ore c'è aroma di caffé consumato come un rito, provatelo per entrare nello spirito della città. Bicchiere d'acqua poggiato dal barista accanto alla tazzina, zucchero che fatica a raggiungere il fondo. Bevete un po' d'acqua prima del caffé, girate lentamente il cucchiaino mentre vi guardate intorno. Ci saranno foto di Totò, Troisi, Lavezzi. La città vive da sempre di miti e spera, spera sempre. Guardate i gesti del barista e le chiacchiere di chi vi sta intorno. Sarà il caffé stesso a richiamarvi. Probabilmente la tazzina sarà bollente. NON bevete l'acqua dopo aver sorseggiato il caffé, il barista potrebbe pensare che non era sufficientemente buono. Consiglio numero 3.
La colazione potrete farla così: sfogliatelle (ci sono le ricce e le frolle) e caffé. La riccia è la più
conosciuta per la sua forma particolare (qualche volta qualcuno ha osato chiamarla in mia presenza "cornetto"), la frolla è da intenditori questo è un segreto che mi ha passato papà, vero intenditore di dolci.

Comprate un bel biglietto UnicoCampania giornaliero qui tutte le informazioni e con circa 5 euro al giorno potrete prendere tutte le metropolitane, bus e funicolari che vi servono per spostarvi. Dal Vomero prendete la funicolare di Chiaia in via Cimarosa e fate tutte le fermate (sono 4) fino a Piazza Amedeo-Parco Margherita. Potrete beccare anche la corsa diretta senza fermate intermedie, in quel caso 10 minuti e siete giù. Oltre ad essere una bella stazione, quella di prendere un mezzo come quello della funicolare è una particolarità tutta delle città che hanno diversi dislivelli come Napoli. L'altra funicolare - la Centrale - è vicina alla funicolare di Chiaia a via Cimarosa ma vi porta all'Augusteo, via Toledo (poi chiamata via Roma in onore della Capitale).

Una volta a Piazza Amedeo andate verso Via dei Mille. Vi consiglio di partire dal salotto buono della città, da una parte per me particolarmente carica di ricordi. Diverse esperienze e strade della mia vita sono partite da lì e sedimentate nel tempo.
A via dei Mille ci sono tutti i grandi marchi per lo shopping e un cinema, il Filangieri. La percorrete tutta e vi troverete ad una biforcazione. A sinistra si sale verso via Toledo, a destra si scende verso la bellissima piazza dei Martiri con al centro l'obelisco della Vittoria dedicato ai caduti partenopei. Vi trovate nella zona fra le più "in" della città e probabilmente sull'obelisco al centro della piazza c'è un cielo terso e azzurro. Qui ha sede Confindustria Campania, nel Palazzo Partanna. Di fronte c'è una grande Feltrinelli dove molto spesso si tengono conferenze e presentazioni di libri e cd. L'ultima volta lì sono riuscita a parlare con Niccolò Fabi insieme alla mia amica Tania. Ci sono diverse caffetterie sulla piazza e tutte fanno un caffé squisito. Se posso spezzare una lancia a favore di qualcuno però e dichiarare il mio preferito, voto il Caffè Cimmino, con i tavolini su via dei Mille e deliziosi biscottini che accompagneranno la vostra pausa caffé. Un altro? Eh sì. Ce vò.


A questo punto lo sentite? Se date le spalle alla strada che vi porterebbe a via Toledo e guardate attraverso via Calabritto, c'è il mare e l'inizio della Villa Comunale di Napoli. Nella Villa Comunale c'è l'Acquario di Napoli, fra i più antichi d'Europa. La varietà dell'acquario impressionò particolarmente mio fratello e me da piccoli, specialmente per le tartarughe. Sarà per questo che poi decidemmo di prenderne una che adesso è grande come un dinosauro. Proseguendo in quella direzione c'è la bellissima Villa Pignatelli aperta al pubblico però solo fino alle 14.00 e chiusa il martedì.

Da lì vi suggerisco di attraversare e raggiungere finalmente il mare di via Caracciolo. Su questo esteso lungomare potrete vedere sia persone che fanno jogging, sposi con fotografi al seguito che si fanno immortalare, fiotte di turisti, ragazzi che hanno "fatto filone" ovvero marinato la scuola e sempre - anche a dicembre - qualcuno che prende il sole sugli scogli.


Passeggiate a lungo e via Caracciolo diventerà via Partenope. Qui ci sono fra i più eleganti alberghi: Vesuvio, Royal, Continental, Santa Lucia. E di fronte il Borgo Marinari con il Castel dell'Ovo, il più antico castello di Napoli. La leggenda vuole che il monumentale castello costruito con pietra di tufo, tipica della zona, sia eretto su un uovo. La rottura di questo uovo provocherebbe mala sorte per la città. Napoli è piena di leggende e miti fra il sacro e il profano, in perenne equilibrio fra una grande modernità e un passato presente e performante.

Sarà ora di pranzo (o di cena se avete visto nel dettaglio musei, castelli e palazzi). In entrambi i casi potrete mangiare nelle tante pizzerie/ristoranti di fronte al mare. Non sarà raro vedere qualche auto di lusso sfrecciare o qualche parcheggio in seconda, terza o quarta fila. Potreste anche ascoltare della buona musica napoletana suonata da chitarra e mandolino, è l'antica "posteggia" ritornata in auge. Potete chiedere qualche canzone che vi piace particolarmente e alla fine dell'esecuzione li ricompenserete con qualche spicciolo. Fossi in voi chiederei A rumba de scugnizzi o Era de maggio (non ho scelto a caso gli interpreti, Massimo Ranieri e Lina Sastri). Se volete strafare c'è invece il ristorante Zì Teresa. Guardate anche solo le foto per farvi venire l'acquolina in bocca. L'antico menù che potete trovare sul sito è quello ritrovo (originale) a casa di mia zia Annamaria, sulla parete della cucina.

E' una zona particolarmente romantica questa, una volta un mio corteggiatore mi portò fin lì in vespa e mangiammo al Transatlantico. E qualche anno più tardi in una serata estiva mi sono ritrovata lì ad aprire un astuccio blu di velluto con un contenuto luccicante e prezioso che ancora oggi porto al dito. Un posto magico.

Per concludere degnamente questa giornata, oramai vi sarete abituati ai ritmi, ai suoni, ai profumi della città, da via Partenope salite a piazza del Plebiscito. Pensate che un tempo questa meraviglia era un parcheggio. Quando raggiungevamo il centro nei miei ricordi di bambina papà parcheggiava lì la Fiat Uno e con tutte quelle macchine si perdeva la grandezza di questa piazza spettacolare che negli anni, finita l'epoca in cui era relegata a parcheggio è diventata teatro a cielo aperto per le installazioni di arte contemporanea durante il periodo natalizio, oltre che per concerti e manifestazioni di vario tipo.

Per avere un'idea dei grandi dell'arte passati di qui per questo appuntamento guardate questo link del Museo Madre: da Paladino a Jan Fabre (qui un mio post del 2008), fino a Kounellis.

Sotto al colonnato della piazza c'è la Basilica di San Francesco di Paola la più importante chiesa neoclassica italiana. Uscite dalla Basilica dopo averne ammirato gli interni, di fronte c'è il Palazzo Reale. Ditemi un po', al centro di questa enorme piazza, non vi sentite al centro del mondo?


[Mi sono accorta che un solo post non bastava, vorrà dire che sarà a puntate]

lunedì 19 marzo 2012

Con Econote.it vinci #Pecoranera


Qualche settimana fa alla redazione di www.econote.it è arrivata una copia di Pecoranera, il libro di Devis Bonanni edito da Marsilio, la storia di un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura.
Il libro ci è talmente piaciuto da attivare un contest, scrivici se anche tu sei Pecoranera e perchè e vinci una delle 5 copie del libro messe in palio. Per partecipare occorre scrivere un post o comporre un tweet con questo testo: Anche io sono #Pecoranera perchè [...] @econoteit
Indica perchè anche tu sei Pecoranera. In che modo fai scelte di sostenibilità, le nostre care "eco-note".
Qui trovate l'intervista a Davis e la recensione del libro. E qui e qui i social di Econote.it per poter partecipare. Vi aspettiamo numerosi, il contest si chiuderà l'8 aprile. Sbizzarritevi!

giovedì 15 marzo 2012

Ho fatto un brutto sogno, il Napoli usciva dalla Champions


Ebbene sì. Mi sono guardata le ultime due partite del Napoli andata e ritorno contro il Chelsea. E mi ci stavo anche appassionando. Ho collegato il nome e il volto di Cavani, il nome e gli addominali (o i tatuaggi) di Lavezzi, il Pocho o il Po(n)cho come lo avevo chiamato durante una registrazione in radio, oramai 4-5 anni fa.
E' una squadra colorata, folkloristica, vivace. Il Po(n)cho ha sempre quel suo sorrisetto beffardo. Un peccato uscire così dalla Champions. Ci riproviamo l'anno prossimo. Adesso che so chi sono.

giovedì 1 marzo 2012

Suonate ancora, suonate sempre Lucio

Il suo nome dentro detto notte mette già paura,
Sarà diversa bella come una stella sarai tu in miniatura...
Questa me la canta sempre papà. E oggi sono triste. Ciao Lucio

mercoledì 29 febbraio 2012

Sempre per sempre



Ve la consiglio se volete dire a qualcuno che sempre, e per sempre, ci sarete e sarete dalla stessa parte. E sono poche le persone a cui poter dire "sempre".

martedì 28 febbraio 2012

Nikon/Canon l'importante è scattare


Amo le fotografie. Ho cartelle su vari pc piene di file e casa (a Napoli) e casetta (a Milano) tapezzate di fotografie. Mi piace averle lì e buttarci l'occhio distrattamente ricordandomi di quella volta a Parigi, del compleanno o di come volò in alto il tappo dello spumante aperto da papà alla mia laurea triennale. Ne faccio quadretti fitti fitti di scatti come se fosse tutta un'unica immagine di un momento della mia vita.
La fotografia è un frammento dello spazio-tempo. Prova a fermare l'inafferrabile, il tempo, le emozioni. Come tale è parte della nostra identità.
E dopo questa riflessione simil-sociologica vengo al dunque del mio post. Vorrei regalarmi una reflex. La vorrei usata. Non mi importa che sia Nikon o Canon (lungi da me infilarmi in questa annosa diatriba). Ho un budget di 200 euro. Vorrei una cosa per divertirmi a mettere a fuoco, sperimentare la luce e fare - perchè no - qualche scatto. Chiedo troppo? Anche se chiedo solo qualche consiglio chiedo troppo?

lunedì 20 febbraio 2012

Perchè guardiamo Sanremo


Stavamo guardando Sanremo 2012 e mentre twittavo tutte le mie critiche mi hanno chiesto: "ma allora perchè lo guardiamo?".
Ci ho pensato e non è per il puro gusto della critica.
Lo guardo innanzitutto perchè mi interesso alla musica leggera italiana. Poi perchè Sanremo è un fenomeno di costume e di anno in anno rispecchia un po' il "dove siamo arrivati" in fatto di tendenze in questo paese e nel mondo (vedi gli ospiti stranieri). Altro motivo, i contribuenti italiani lo sovvenzionano e forse meritano uno spettacolo più decoroso, ma qui il "perchè lo guardo" si sovrappone al "perchè lo critico".
Non mi sembra poco. Un grazie a Geppi Cucciari che con la sua presenza l'ultima sera è riuscita a smarcare il clichè della donna-grechina vista nei giorni precedenti per mano delle varie: Ivanka, Belèn e Canalis. E brave alle tre vincitrici del festival, anche se al posto di Emma Marrone avrei visto una classifica fatta da: Arisa (sofisticata e cresciuta), Nina Zilli (che sofisticata era già e si conferma tale) e Noemi (con quel qualcosa di nuovo che altre non hanno).
Fra gli uomini bella la canzone di Finardi il "non do mai nome a cose più grandi di me" mi accompagnerà a lungo, e Renga che ha sempre il suo perchè anche con una canzone "sanremese".

giovedì 16 febbraio 2012

La farfalla di Belen


Seconda serata di Sanremo, fra i più brutti visti negli ultimi anni. Fra i peggior programmi della televisione italiana. Gli ascolti vanno giù e le gonne - come contraltare - vanno su. Per equilibrare. L'argomento, il thread di oggi è la farfalla di Belen, un tatuaggio sull'inguine che raffigura una farfalla "apparso" senza neanche tanto sbirciare sotto al leggero vestito della show girl? attice? valletta? Non riesco a riconoscerle un ruolo preciso.
Perchè Belen, ma anche la Canalis e la giovanissima e dolorante terza valletta di cui neanche mi preoccupo di trovare il nome sono delle "grechine". Riprendo questa definizione di Lorella Zanardo in Il corpo delle donne, perchè è perfetta.
Grechine, paperine, schedine, veline.
Elementi decorativi anche piuttosto inutili che si fanno, o diventano protagoniste solo quando la gonna si alza e si scopre come in questo caso una farfalla.
Vallette tanto inutili che per presentare un cantante con il relativo maestro a dirigere l'orchestra ne servono due, e non riescono a presentare questi nomi scritti sul gobbo, senza strafalcioni. Invece se è un uomo che presenta il "prossimo cantante in gara..." ne serve uno. Giusto.

Quando usciremo in questo paese dalla logica della donna come grechina?

Ci sono donne comode nel ruolo di "ancella", quando tutto va bene. Non l'ho mai sentito mio. Ho coordinato, ho coaduivato, ho fatto da spalla, sono stata nel backstage. Non siamo veline, nel senso di sottili e trasparenti. Siamo persone, con ruoli, capacità, esperienza, qualcosa da dire, qualcosa da pensare. Abbiamo sempre tenuto le redini di intere famiglie e generazioni. Perchè ora ci limitiamo a mostrare farfalle in diretta mondiale?

mercoledì 15 febbraio 2012

Un anno a Milano

Un anno fa sono arrivata a Milano. Non sapevo neanche quanto sarei restata, non sapevo cosa avrei fatto e avevo un unico appuntamento: un colloquio. Nella valigia avevo dei maglioni fra i più pesanti del mio cassetto e poco altro. Viaggio sempre con una valigia piccola, a prescindere da dove devo andare e quanto devo starci.

A Milano pioveva. Pioveva, pioveva, pioveva.
Sembrava non dovesse smettere mai e il cielo era coperto da una patina grigia, come un gratta e vinci, bastava passare la monetina e potevi conquistare il mondo.

Al mio colloquio sono arrivata in taxi di filato. C'era stato un incidente sull'unico tram che mi avrebbe portato a destinazione. La sede era in periferia, dove le case si fanno più rade e iniziano i capannoni. La prima impressione: tanto da dimostrare e il difficile era trovare il modo per farlo. Viaggiavo con la cartina della metro in tasca e pensavo in funzione di verde, rossa, gialla. Avevo un biglietto giornaliero ma nessuna voglia di andarmene in giro.

E' vero, Milano offre a tutti una possibilità, ma non ti regala niente. Il caffè alle macchinette te lo devi conquistare, un sorriso se ti va bene, una guardata storta quasi sempre e senza motivo.
Ma è il bello della conquista penso ora che qualche passo in avanti l'ho fatto.

Hai visto mai
che un piede poi basti
a cambiare la vita
se solo toccherà la luna
dice mia madre
ed è una bambina
di quattordici anni
negli occhi ha ancora quella luna

Ma non è la stessa
stanotte è proprio diversa
sì, uguale nel colore
ed ha lo stesso identico pallore
ma no, non è la stessa
vi giuro non è più quella
di una volta e non conserva
nemmeno più l'odore di
irraggiungibile
come tutti i nostri sogni
irraggiungibile
come la mela che non mangi

Irraggiungibile
lo era prima di quel passo
che dicevano avrebbe mosso
il mondo verso un altro mondo
e invece figlio mio
non è cambiato proprio niente
anzi ci han rubato il sogno
da una luna oggi diffidente
che è ancora troppo falsa
e per nulla
irraggiungibile

E adesso figlio mio
che non è cambiato niente
adesso figlio mio
che anche la luna oggi è diffidente
e ci guarda con sospetto
e resta
irraggiungibile